Al VinTaGe in Porto 2014 non sono mancati personaggi molto particolari, che hanno reso ancora più frizzante la manifestazione. Una di queste è Madame Estrella, Miss Vintage PinUp 2013 ed esperta di "hair&makeup style". Da due anni fa parte delle G'Lamour Ladies, il gruppo “storico” di allieve de L'Amour Burlesque di Genova. Ecco la sua storia (o, almeno, una piccola parte di essa) e i suoi preziosi consigli per essere femminili e moderne... strizzando l'occhio al vintage.

Madame Estrella, tu nasci professionalmente come parrucchiera. Come è cominciata questa avventura?
Ero molto giovane, ma già dovevo pensare ad imparare un mestiere. Mia mamma mi diede due opzioni: o la sarta o la parrucchiera. La prima mi sembrava un lavoro triste, e così scelsi la seconda, anche se  non mi piaceva affatto. Avevo 11 anni Allora non era come adesso: ti prendevano “a bottega”, facevi tanti “shampi” e rubavi, diciamo così, il mestiere.

E come ti sei appassionata alla tua professione?
A 13 anni ero venuta a Genova con un'amica (fare da Chiavari a Genova in treno per me era stata un'avventura) e sono stata notata da una troupe della Rai che mi ha inserita in un documentario. Mi hanno dato 100.000 lire e mi hanno detto “Ti aspettiamo a Cinecittà tra qualche giorno."

E tu sei andata?
Certo, con mio fratello! Dovevo fare la controfigura di Claudia Rivelli (la sorella di Ornella Muti, n.d.r.) ma io mi sono arrabbiata! Innanzi tutto non le assomigliavo per niente, e poi c'erano da fare delle scene un po' osè (io sembravo molto più grande dei miei 13 anni). Io ero furiosa, mio fratello era frastornato e non capiva niente. Ma, altro colpo di fortuna, passò  di lì Gil Cagnè, biondino, con questi baffetti, che mi guardò ed proruppe in gridolini “Oooooh, tres jolie, tres jolie!”.

L'hai stregato!
All'inizio l'ho guardato male, pensavo “Adesso questo vecchio cosa vuole da me?” E invece mi ha detto che avevo un viso molto particolare... e da lì ho iniziato a fare la modella. E' così che mi sono appassionata al lavoro di parrucchiera: vedendo la trasformazione che loro operavano su di me e sulle altre ragazze.

Era molto diverso il loro lavoro da quello di oggi?
Sicuramente molto  più complesso: ora sistemano tutti con un colpo di phon, ma in quegli anni era un turbinio di bigodini, ferri roventi, piastre, becchi d'oca. Ho iniziato a fare corsi, ho imparato dai più grandi parrucchieri di Milano e Roma; ho lavorato anche da “Vergottini”... per "rubare" il colore di Caterina Caselli e il famoso caschetto alla Vergottini.

Rubare il colore?
Esatto! A quei tempi esistevano solo i colori base. Per fare le varie nuance bisognava mischiarli sapientemente, ci voleva molta fantasia. E chi riusciva a creare un colore particolare non rivelava facilmente la... "formula".

Di  pari passo ti sei appassionata anche al mondo dei Make-Up artist. Ora (siamo al VintaGe in porto dedicato agli anni Settanta) sei vestita e truccata in perfetto stile hippie. Come erano gli anni Settanta?
Negli anni Settanta eravamo un po' ribelli! I capelli sono diventanti incolti, basta “cofane” e nastrini! Si usava tantissimo il “biondo slavo”... bisognava fare una decolorazione a 100 volumi ma,... non venivano mai!

Ci hai provato anche tu?
Certo, ma avendo i capelli rossi venivo giallo paglierino. Allora mi tingevo di nero-blu! Poi si usavano i capelli ricci, stile Marcella Bella. Solo che lei era naturale, noi facevamo delle permanenti terribili (magari insieme alle decolorazioni) e uscivamo con tutti i capelli bruciati.... delle pecore! Oppure c'erano delle tecnice lunghe e complesse per farli diventare dritti ma... sparati. Selvaggi, come si sentivano le donne in quegli anni.

E il make up?
Abbandonata la matita nera, usavamo ombretti colorati (azzurro, verde, viola) mentre sulle labbra disegnavamo solo il contorno nero e il lucidalabbra; il rossetto rosso faceva parte di una donna in cui noi non ci riconoscevamo più. Noi volevanmo essere spenserate... hippie!

Come si vestiva questa nuova donna?
Gonnelloni, o pantaloni a vita alta, ma l cosa più importante... via i collant e via i reggiseni!

Qual è la donna che più incarna il tuo ideale di femminilità^?
Ho sempre avuto una passione per Rita Hayworth. Pur essendo molto magra, aveva un viso spettacolare. Ma la donna più femminile in assoluto è Marilyn Monroe. Rita Hayworth era la bomba atomica... Marilyn è stata l'esplosione. Se fossi cresciuta in quegli anni, avrei voluto seguire le sue orme. Il trucco era tipico degli annji Cinquanta: riga nera sugli occhi, ciglia finte e rossetto rosso... avrei voluto essere così (ma mia madre non mi permetteva certo di truccarmi!)

Come vedi le ragazze di adesso?
Ora come ora la moda è orribile... la femminilità non c'è più. Anche negli anni Settanta la moda, seppur ribelle era femminile: i pantaloni facevano un fondoschiena meraviglioso e conteneva la pancia!
Ora le donne e le ragazze non sono più femminili, anche le donne non più giovanissime hanno quell'aria da eterne ragazzine. Non c'è più la vera femminilità, solo l'illusione di essere sempre giovani, senza accettare e senza capire la ricchezza e la sensualità che esiste in ogni stagione della vita. I grandi hair stylist, ad esempio, stanno tirando fuori dei tagli spettinati ma senza senso. Non è rivoluzione, è sciatteria.

Cos'è la femminilità?
Non certo le unghie lunghe ed elaborate che si usano ora.
Anche in jeans si può essere femminili: si tratta della cura del dettaglio, del modo di porsi, dell'atteggiamento, il modo di parlare, lo sguardo...siamo tutti attaccati a telefonini e facebook, dove non ci si guarda più.

Quindi il tuo ideale di donna qual è?
La fisicità e lo stile della donna degli anni Cinquante con la combattività degli anni Settanta. Noi abbiamo fatto tanti progressi, possiamo fare tutto, siamo in politica, siamo indipendenti... ma dobbiamo sempre essere femminili. Non per l'uomo, ma per noi stesse.

A volte ci dimentichiamo di noi
E' sbagliato! Anche se non abbiamo un appuntamento galante, dobbiamo ritrovare il piacere di essere curate e femminili. Solo ed esclusivamente per noi.

Consigli di trucco?
Per prima cosa: la pulizia del viso mattina e sera. Latte detergente e, se volete mettere il tonico, basta dell'acqua minerale gassata.
Poi: uno scrub alla settimana. Non c'è bisogno di spendere soldi in prodotti costosi, basta dello zucchero di canna mescolato con un cucchiaio di olio e una spruzzata di limone.
Per il corpo: scrub una volta alla settimana con sale marino fine, miele, olio di oliva e limone. Sotto la doccia, massaggiare bene e sciacquarsi. Poi un bel massaggio con l'olio di mandorle. Stare 5 minuti in accappatoio e poi massaggiare il residuo. La pelle ringrazia.

Altri consigli per le nostre PinUp, Madame!
Dai 25 anni in su: mettere sempre una crema idratante con protezione solare (minimo 15, ma sarebbe meglio 30!)

Il trucco?
Sempre! Ora i fondotinta sono ottimi, protettivi e fanno una pelle meravigliosa. E la cipria. Ma se non si ha tempo, basta una bella crema colorata, il rimmel e il rossetto.
Per la sera invece un trucco un po' particolare, con fondotinta, cipria e fard, eyeliner e ombretto chiaro, e un bel rossetto... naturalmente rosso!

E poi... curatevi i capelli!
Per chi ha problemi di caduta: a primavera massaggiare per sette giorni la cute con le dita unte di olio d'oliva. E' un anticaduta formidabile.
Per le bionde, tinte o naturali: sfregare i capelli con la buccia dell'ananas e avvolgerli nella pellicola per mezz'ora. Nutre i capelli e da' un colore bellissimo.
Per chi ha i capelli secchi: shampoo leggero  diluito in acqua e... fare un bell'impacco di maionese, lasciare in posa mezz'ora e riscacquare, sempre con uno shampoo leggero. Come balsamo è eccezionale!

 Bene... quand'è che metti mano ai miei capelli?
Quando vuoi.

Ultima domanda: perchè lo pseudonimo Madeama Estrella?
Faccio Burlesque da due anni con Sophie Lamour, che ci ri-insegna ad essere femminili con garbo e cirando, come dicevo prima, i dettagli; nel burlesque ognuna deve scegliere un nome d'arte che la rappresenti... il mio l'ho scelto perchè... brillo di luce propria!

Facciamo tesoro di questi consigli, e diciamo addio alla pigrizia!

Ci vediamo tutte il 20 luglio 2014 ai Bagni di Capo Marina a Genova per la seconda edizione di Miss PinUp Estate, promossa ed organizzata da L'Amour Burlesque. Scrivete pure alla redazione per tutte le info (e anche se volete il contatto di madame Estrella! I miei capelli sono felici, dopo il suo trattamento!)
Se avete eventi da segnalare o curiosità da soddisfare, non esitate a contattarci!!!

Oggetti VintaGe, vestiti retrò, curiosità e intrattenimento: questa è la formula vincente del VintaGe in Porto, giunto alla sua V edizione.
Tema di quest'anno: gli anni Settanta, anni di ribellione, di nuove scoperte, di  scontri ma anche di grandi passi avanti, soprattutto per le donne.
L'esercito delle PinUp de L'Amour Burlesque, come ogni anno, non ha mancato l'appuntamento: capitanate da Sophie Lamour, le ragazze, fiere della loro femminilità e in barba a qualsiasi stereotipo imposto dai media, si sono esibite in due coreografie burlesque a tema, tra cui, in anteprima assoluta, "Aquarius": un'esplosione di allegria e colore che ha contagiato tutto il Porto Antico di Genova.
Degno di nota anche la sfilata dei cagnolini del canile di Genova: un pomeriggio in libera uscita per farsi vedere e... trovare una famiiglia che li adotti per sempre! Un ringraziamento speciale a Silvano, Elisabetta e a tutti i volontari che hanno, fra mille difficoltà burocratiche, portato i cani fuori dalle loro gabbie: speriamo che persone dal cuore d'oro aprano le porte della loro casa per donare (e donarsi) una vita piena d'amore.

Domenica... ancora le PinUp sono state protagoniste: al grido di FLOWER POWER hanno sfilato tra le bancarelle sventolando orgogliosamente i loro reggiseni personalizzati, per finire il simbolico corteo appnendendo le loro creazioni e declamando una frase, un pensiero, un'emozione che le rappresentasse come donne.
Divertente anche il contest di Retroscatto, studio fotografico specializzato in ritratti Vintage, che ha organizzato un concorso speciale per scovare, tra i presenti, chi meglio rappresentasse gli Anni Settanta... e non è mancata la presentazione del bel libro di Cristiana Crisafi VINTAGE (un tuffo nel cassetto della nonna.

Non sono mancati nel corso delle due serati i concerti a tema anni Settanta.

Curiosi? Ammirate le foto della manifestazione e... vi aspetto alla prossima con l'intervista a Madame Estrella, esperta di look vintage e moderno, che ci farà da "cicerona" in un viaggio alla scoperta delle vera femminilità.

Giugno è stato un mese intenso per le PinUp,  in particolare per quelle di Genova capitanate da Sophie Lamour, Debbie Boop e Poison Kitty, socie fondatrici di L'Amour Burlesque.
Il 20 e il 21 giugno, infatti, le PinUp genovesi sono arrivate in Piemonte in occasione del Ceretta Country Festival... stupore tra i circa 3000 spettatori del venerdì sera quando una lussuosa limousine ha accompagnato le ragazze direttamente sul palco dove si sono esibite in coreografie burlesque ispirate al mondo rockabilly anni Cinquanta e hanno improvvisato insieme ai bravissimi musicisti Hound Dog Rockers di Milano.
Ma la festa, per lePinUp, è continuata anche i giorni seguenti con coreografie e set fotografici, che hanno visto un compatto e divertito gruppo di donne in perfetto stile Country anni Cinquanta aggirarsi fra gli stand del festival e cimentarsi intrepide persino nelle danze country.
Una festa allegra e spensierata, (grazie soprattutto all'ottimo lavoro dello staff orgsanizzativo della manifestazione) che speriamo si ripeta anche l'anno prossimo... le PinUp sono pronte a stupirvi sempre di più!

E inizieranno già da questo week end: il 28 e il 29 Giugno, infatti, saranno presenti al VintaGe in Porto  a GENOVA con una serie di iniziative: sabato alle 17.30 scenderanno in pista con coreografie ispirate al mondo Hippie (gli anni Settanta sono infatti il tema conduttore dell'evento), mentre alle 18.30 sfileranno accompagnate dai cagnolini del canile di Genova, col sogno di trovare una famiglie per ognuno di loro!
Domenica 29, invece, alle 16.30 circa, l'Amour Burlesque creerà una installazione in onore delle donne che in quell'epoca si sono battute per la parità dei diritti fras i sessi... perchè essere PinUp vuol dire sì riscoprire una femminilità perduta, ma con la consapevolezza della grande forza creatrice che hanno tutte le donne!
Non mancate!

Cari marinai e care PinUp: tutti al cinema a vedere Pane e Burlesque!
Come sapete, il mondo delle PinUp e quello del burlesque sono strettamente legati dalla passione per il Vintage... e questo legame esplode nell'opera prima di Manuela Tempesta, una regista di cui, spero, sentiremo ancora parlare.
Un film frizzante, divertente, che riesce a presentarci anche momenti commoventi senza mai cadere nel patetico, ma con la certezza che ci si può sempre rialzare e, sorridendo, andare avanti.
Cosa succede a Monopoli quando, all'improvviso, compaiono 4 splendide PinUp dedite all'arte del burlesque? Soprattutto quando la "capitana", Mimi La Petite (una superba Sabrina Impacciatore) si fa riconoscere come Giuliana, che lasciò il paese in giovanissima età...
Non starò a raccontarvi la trama, per non rovinarvi la sorpresa (e comunque la trovate ovunque su Internet). Ma di cosa parla questo film?
Parla di donne: donne che si ribellano alla crisi, donne che prendono in mano la loro vita credendoci fino in fondo e capaci di mettere tutto e tutti in discussione.
Parla di uomini: uomini capaci di sostenere le proprie donne, uomini capaci di rivedere i propri pregiudizi... uomini protettivi, a volte stanchi e stremati dalla crisi, che finalmente si accorgono di poter dividere il loro fardello con le proprie compagne e che, in questo modo, si può tornare a sorridere e sperare.
Parla di sogni, desiderio di spiccare il volo via ma anche di tornare al proprio nido.
E parla di burlesque: un'arte spesso vittima di pregiudizi ma che vede la donna come protagonista della sua sensualità, che può vivere con ironia e divertimento; come dice Mimi La Petite :"Il burlesque non è uno spogliarello... il burlesque è suggestione, la donna non è oggetto ma soggetto".
E tutto questo è raccontato in modo allegro, leggero, divertente e... ottimamente recitato!

PANE E BURLESQUE
regia: Manuela Tempesta
con:   Sabrina Impacciatore, Michela Andreozzi, Laura Chiatti, Giovanna Rei, Fabrizio Buompastore, Caterina Guzzanti, Marco Bonini, Edoardo Leo, Domenico Fortunato, Raffaele Braia

And the winner is....

MISS FLAPPER!!!

Congratulazioni dallo staff di PinUp Italia!!!

Spesso le Pin Up venivano chiamate anche “Cheesecake Girls”. Da dove viene questo termine?
Le “Cheesecake photos” (fotografie cheesecake) ritraggono avvenenti ragazze, prestando l'attenzione soprattutto alle gambe.
Negli anni Cinquanta, si usava la parola “Cheesecake” (torta al formaggio) probabilmente per sottolineare la burrosità delle modelle dell'epoca, ma c'è una divertente “leggenda metropolitana” che spiega l'origine di questo termine... culinario.
Nel 1915 il fotografo George Miller doveva riprendere la cantante lirica russa Elvira Amazar, per un giornale di New York, nel momento del suo arrivo in città. Il fotografo chiese alla diva di “tirarsi un po' su la gonna” per rendere la foto migliore., Quando il suo editore vide lo scatto, esclamò: “ma questa è meglio di una cheesecake!” (una prelibatezza all'epoca)
Che sia questa la foto incriminata?

Passò un po' di tempo prima che esplodesse il fenomeno delle PinUp, ma a quanto pare il termine “Cheesecake girl” è rimasto per indicare l'avvenenza e il sex appeal delle modelle che incarnavano l'ideale femminile dell'epoca.

Esiste però anche il corrispondente maschile, con cui si indicano le fotografie che esaltano la bellezza e il sex appeal degli uomini: Beefcake (tra. lettterale”torta di carne” o “pasticcio di carne”). Il primo attore cui fu dedicato questo appellativo è l'indimenticabile Tony Curtis.

Fonti: http://www.vogue.it/vogue-curvy/glam-and-curvy/2010/12/betty-page-in-mostra-a-bologna
http://www.barrypopik.com/index.php/new_york_city/entry/cheesecake_and_beefcake_photography)

Incontriamo oggi una delle Pin Up di Genova: Aleen Cloè, che ha partecipato al contest Miss Winter PinUp.
Ventinovenne, ha una laurea triennale in lingue e cultura dell'Asia Orientale e la laurea specialistica in Scienze delle Religioni, sempre in riferimento all'Asia Orientale, con particolare interesse al Giappone.

Buongiorno Elena. Posso chiederti come è nato il tuo nome d'arte?
Aleen è l'anagramma del mio nome, Elena, ed è il mio soprannome storico. Cloè dalle città de “Le città Invisibili” di Italo Calvino. Cloe è la città in cui tutti si guardano, nessuno si parla e negli sguardi si svolgono tutte le storie possibili e immaginabili.

Mi dicevi che la storia “femminile” della tua famiglia sembrava essere lontana anni luce dalla figura della PinUp....
Sì. la mia famiglia è composta tutta da donne forti. Non so dirti se sono femministe, ma sicuramente forti ed orgogliose: da mia nonna, orgogliosa del suo ruolo in casa e del fatto che suo marito non dovesse chiederle nulla perché lei aveva già tutto sotto controllo, a mia zia, che ha sempre vissuto da sola e ha lavorato come operaia in Francia, fino a mia madre, insegnante che si è laureata pur avendo 4 figli e... fa tutto!

E tu?
La mia formazione più “femminista”, diciamo, l'ho avuta all'università quando ho lavorato alla mia tesi sull'ideale materno nel Giappone contemporaneo; è stato interessante vedere la scissione, soprattutto in Giappone, tra la donna madre, figura asessuata, e la donna non-madre, eroticamente espressiva, anche se in modo inconsapevole.

Questi tuoi studi e queste immagini di donne molto forti ti hanno portato a sopprimere, in un certo senso, la tua immagine femminile, iniziando dall'abbigliamento molto maschile che eliminava completamente le tue forme. Poi sono arrivati il burlesque e le foto in stile PinUp... cosa è successo?
Sono sempre stata molto insicura perché mi vedevo grassa. Poi ho iniziato ad andare in giro, e non riuscivo a capire come fare ad evitare che gli uomini mi importunassero in treno. Niente di pericoloso, per carità... ma se in treno voglio leggere... da lì i maglioni larghi e i pantaloni sformati.
E poi mi piacevano le mode giapponesi come il Gothic Lolita, che prevede la copertura totale del corpo e molta attenzione ai particolari.
Studiando teatro ho notato che mi bloccavo in tutte le parti che richiedevano il femminile.
Dopo questo e in un momento di fragilità, ho sentito parlare di burlesque, e ho pensato che potesse essere utile. Anche perché rischiavo di diventare una femminista che odiava il femminile e non va bene: sarebbe usare il femminismo per nascondere le mie insicurezze

Quindi il burlesque alla fine ti piace, ti diverte?
Assolutamente sì! Non è stato facile all'inizio, ma si è creato un gruppo di donne che si diverte insieme, in cui nessuna sta lì a guardare il difetto dell'altra: c'è un clima di cooperazione, di aiuto e di risate, come dovrebbe sempre essere.

Come ti trovi con questa nuova parte femminile che hai riscoperto?
Mi piace un sacco. Mi viene perfino istintivo mettermi la gonna il sabato!

Seriamente: è un bel gioco, nel senso teatrale del termine. Non è una prigione, un obbligo, posso scegliere quando essere femmina e quando mettermi in tuta e scarpe da ginnastica. E' bello saper giocare in tutti i modi possibili, e poter scegliere come e quando e quanto essere femminile. Serve molto a togliere l'insicurezza. Ora mi diverto a truccarmi e a indossare gonna e tacchi.

E il passo da burlesque a PinUp?
E' stato più difficile: l'act di burlesque è teatrale, recito una parte. La Pin Up lo vedevo come mettermi lì con la boccuccia a cuore e fare l'espressione da oca giuliva... che poi, se ci sai giocare dentro, è teatro anche quello, anche perché decido in quel momento di essere un personaggio.
E' stata una prova: non posso sapere com'è una cosa finché non la sperimento, quindi ho aderito all'iniziativa nonostante i miei conflitti interiori.

E com'è andata?
E' stata una bellissima giornata, innanzi tutto per il clima festoso tra donne che si è creato, e poi perché sono venute fuori tante idee e non c'era un modello unico di bellezza o un modello unico di atteggiamenti; lo stereotipo di “ochetta” che avevo io si è rivelato poi essere un caleidoscopio di personalità estremamente interessanti. La PinUp quindi recita un po' un ruolo, come può recitarne mille altri. La cosa che mi infastidisce è che quest'immagine autoironica con cui noi giochiamo viene presa troppo sul serio oppure viene considerata l'unico modo possibile di essere, almeno per un certo tipo di show-business.

Attraverso la figura della Pin Up può esserci, secondo te, una rivalutazione della donna?
Se giocato bene sì. Liberandolo da tutti gli obblighi di forma, dimensioni, età... nel contest ognuna di noi si è creata, con l'aiuto dello staff, una foto che piaceva a lei, proponendo la sua femminilità. Quindi foto così, lette però da un pubblico preparato, possono essere molto utili, pur non essendo fuori pericolo da commenti volgari. Ma tanto criticano sia che si porti il reggicalze, sia che ci si vesta da maschiaccio. Ma visto da dentro, non è tutto così bianco e nero come sembra.

Quindi: tacco anche quando riprenderai il treno?
Può succedere... anche perché è un'ottima arma contro le “mani morte”

  Un consiglio alle nostre lettrici e ai nostri lettori?
Sì. Vorrei consigliare di leggere “Il Corpo delle Donne” di Lorella Zanardo e di guardare l'omonimo documentario. Si parla della bellezza e sensualità del corpo della donna, e di come un contesto sbagliato può umiliarlo o renderlo umiliante. Importante per riflettere, senza giudizi.

In occasione del prossimo contest "Miss Spring PinUp" (trovate tutte le info qui), riposto un articolo che avevo scritto sul mio blog personale. E vi ricordo che, a Genova e a Brescia, rispettivamente il 6 e il 13 aprile, ci sarà lo shooting fotografico dedicato... per sentirsi pinup per un giorno!!

Cosa spinge un gruppo di donne a "giocare" a fare la PinUp? Cosa spinge una donna come me, non bella, non giovane, a divertirsi con acconciature anni Cinquanta e bamboleggianti espressioni stupite?
Non lo so... io stessa ho scoperto con sorpresa quante donne, dalla dolce e matura maestra alla ragazzina "metropolitana", dall'avvocatessa madre di famiglia alla studentessa universitaria, letteralmente impazziscono alla parola PinUp... e soprattutto, quante di loro si buttano a capofitto in un pomeriggio fatto di trucco parrucco e foto Vintage. Me compresa, che ho sempre odiato farmi fotografare, ma che ora indugio nel piacere di un bello scatto.
Forse è una piccola voglia di rivincita: un bel trucco, delle belle luci e... ehi, neanche io sono così male... .
E poi è anche un voler dire che io posso essere bella, posso posare come bambolotta intrigante, ma questo non fa di me un oggetto! Sì, perchè io gioco a fare la PinUp, non lo sono (nè mi illudo di esserlo, a quarant'anni suonati). E sono molto più vestita delle varie soubrettine televisive. E, ribadisco, gioco. La mia femminilità è anche quello, ha quel lato spiritoso, ma sono anche altro. Ed è proprio quell'altro che, finalmente, ha trovato una tale sicurezza che posso finalmente permettermi di aprire la porticina a quel lato giocoso ed autoironico capace di interpretare una icona femminile, senza per questo dover essere scema o sottomessa. Sono libera. Sono indipendente. E, quando mi va, bamboleggio..